CREA - Centro di Ricerca E Ambulatori è un progetto di ricerca scientifica e di evoluzione scientifico - culturale per la Fondazione San Sebastiano della Misericordia di Firenze.
L'ippocampo rappresenta una stazione chiave nella trasmissione d'impulsi inibitori di varie aree cerebrali, sia corticali che profonde. Un recente studio su persone affette da schizofrenia mostra nuove interessanti correlazioni fra attività ippocampale e disfunzioni cognitive e psicologiche specifiche. Associazioni simili sono state rilevate in alcuni disturbi del neurosviluppo.
Negli ultimi anni la possibilità di individuare profili cognitivi specifici del disturbo bipolare ha suscitato sempre maggior interesse, anche se gli studi a riguardo sono stati pochi e non hanno considerato l'età dello sviluppo. Interessanti novità arrivano da un recente studio del Rochester Institute of Technology di New York.
A partire dalla loro individuazione i sintomi negativi della schizofrenia sono stati associati ad alterazioni di funzioni cognitive di base. I risultati di un recente studio sembrano confermare questo legame e collocare definitivamente alcune forme di schizofrenia tra i disturbi del neurosviluppo.
I risultati di recenti ricerche hanno permesso una migliore comprensione di alcuni dei meccanismi neurotrasmettitoriali che regolano i comportamenti sociali. Gli stessi dati rivelano importanti legami con le basi molecolari dei disturbi dello spettro autistico.
In alcuni mammiferi la rapamicina si è dimostrata capace di allungare la vita e prevenire le malattie attraverso l'inibizione di un gene detto mTOR. Anche la riduzione dell'assunzione di cibo sembra rallentare l'invecchiamento agendo sullo stesso gene. Le ricerche degli ultimi mesi rilevano che mTOR ha un ruolo chiave non solo in alcuni dei principali meccanismi regolatori della fisiologia delle cellule, ma anche nei sistemi con cui esse comunicano: nervoso, endocrino ed immunitario.
Fra gli antipsicotici sembrano esistere differenze importanti rispetto all'effetto sulle capacità cognitive. A dosaggi elevati o per terapie prolungate i vecchi neurolettici sembrano agire negativamente, fino all'induzione di una sindrome deficitaria. Altri dati hanno evidenziato differenze più modeste tra antipsicotici di prima e seconda generazione.
L'analisi dei potenziali evocati corticali può produrre vantaggi nella tipizzazione clinica dei disturbi dello sviluppo intellettivo e favorire lo sviluppo di conoscenze sulla relazione tra intelligenza, funzioni esecutive e disturbi psichiatrici.
L'evoluzione delle conoscenze neuroscientifiche sembra indicare un'area patogenetica comune per la disabilità intellettiva, l'autismo e la schizofrenia. Per tutti vulnerabilità genetica ed interazione gene-ambiente potrebbero giocare un ruolo determinante nella formazione dei circuiti per la memoria e per le altre funzioni cognitive di base.